giovedì 30 giugno 2011

Lo psicopatico /02

Alla fine ce l'hai fatta: l'ultimo passo, una mera formalità, e completerai che hai intrapreso grazie a me, per me. Giorno per giorno ti ho sostenuto, moralmente e materialmente; ti ho incoraggiato a non mollare, a credere in te stesso. Intanto, chi pensava a me, che mi ero dedicata completamente alla tua causa, e mi ci ero persa? Non io, non i miei amici, che avevo allontanato, non la mia famiglia, che rifiutavo. Tutto per proteggere te, noi.
Chissà se ci sarò, quel giorno. Se sarò nei tuoi pensieri, se la tua immaginazione dipingerà il mio profilo, in un angolo della stanza, solo per trovarvi quel sostegno su cui hai sempre potuto contare per quattro anni. Chissà se qualcuno dei tuoi familiari, in silenzio, mi rigrazierà, per questo, e per tutto il resto, per averti salvato, per avere salvato loro. Chissà se lei ti stringerà la mano, ti sorriderà come avrei fatto io, fiera, orgoglioa di un traguardo che avrei sentito anche mio.
Chissà, poi, perchè non riesco a togliermi dalla mente tutto questo, oggi, e a buttare giù quel fastidioso nodo alla gola.
Io ti ho mandato via, io sono scappata da te, io ti ho rifiutato quando mi hai implorata e ti sei umiliato. Io ho visto e sentito la tua malattia, l'ho toccata, ne ho portato i segni sul corpo, e i graffi sul cuore, i lividi della mia anima non sono ancora guariti.
Allora perchè quando guardo le vostre foto non riesco a fare a meno di disprezzarla? Perchè penso che lei non sarà mai come me? Perchè penso che la vita non potrà mai darti niente di meglio di me, nè nulla che possa anche solo avvicinarsi al mio livello? Colpa della mia ritrovata autostima, della consapevolezza di me stessa, che ora mi fa capire quanto hai perso? Eppure, io so che era sbagliato, so di averti dato troppo, e non lo hai mai meritato. Lo so così bene che non voglio più amare in quel modo, e se scoprirò di non sapere amare altrimenti, non voglio più amare nessuno,oltre me stessa.
Allora mi spieghi tu perchè ho voglia di piangere? Vorrei rispondermi che è dovuta al ricordo del male che mi hai fatto, al ricordo di quando mi disprezzavi e mi picchiavi, e io lì a umiliarmi, a giustificarti di fronte a me stessa, a nasconderti e proteggerti dal mondo. Piango perchè tu non meriti quello che hai, quello che io ti ho dato? Perchè non meriti la felicità? Perchè lei non merita ciò che io avrei dovuto avere? Sono diventata davvero così, allora? Il mio cuore si è indurito a tal punto da non riuscire più a provare pietà?
Restituiscimi ciò che mi hai tolto. Ho già pagato abbastanza per i miei errori. Ridammi me stessa, la me stessa di prima, di cinque anni fa, che credeva nell'amore, in quello difficile e combattuto dei romanzi, ma sincero e puro, forte come probabilmente solo l'immaginazione può permettersi. Ridammi i miei sogni, le mie speranze. Ridammi la fiducia nel lieto fine.

lunedì 27 giugno 2011

...Dannato Facebook!

Un giorno accade che una tipa con cui hai frequentato le scuole medie decide di pubblicare una foto dell'epoca. Una di quelle che tu hai stracciato/bruciato/sciolto nell'acido allo scopo di distruggere tutto ciò che potesse documentare quel tremendo periodo da brutto orribile anatroccolo. Sarò figa e sicura di me, ma non ci tengo a mostrare a tutto il mondo QUELLA me, la me di quindici anni fa, cicciottella, con occhiali, apparecchio e un pessimo gusto in fatto di abbigliamento. E il monociglio. Il punto è che il genio di turno, una di quelle che era deliziosa 15 anni fa, per l'appunto, e ora sembra un'undicenne con le tette, ragion per cui è entusiasta di poter sbattere sotto gli occhi altrui i mostruosi documenti, crogiolandosi malinconicamente nel ricordo di quegli anni di popolarità, ha anche la brillante idea di taggarti. Santo BlackBerry che mi notifichi siffatte scelleratezze in tempo reale, cosicchè io possa istantaneamente rimuovere il mio nome dalla foto! ♥


Accade anche, però, che quasi tutte le altre 29 persone presenti nella foto comincino a commentare e commentare, e non passa molto tempo prima che qualcuno proponga una bella rimpatriata. Tutti gli altri si mostrano entusiasti. Questo mi ha fatto riflettere.




* {Pausa di Riflessione.} Io ho rimosso le facce di almeno un'abbondante decina di persone. Sono l'unica? Sono l'unica a non ricordare quello come il periodo più bello della mia vita? A non pensare a quei compagnetti come la classe migliore che io abbia mai frequentato? A non avere nostalgia di quei tempi semplicemente perché non li ricordo poi così bene? A strafottermente di che fine hanno fatto tutti?
Ok, forse mi potrebbe fare piacere risentire o rivedere qualcuno e, Santo Facebook ti ringrazio, l'ho fatto ben prima che qualcuno pubblicasse una MIA foto senza il MIO permesso. A mio parere, però, è abbastanza inverosimile che qualcuno senta nostalgia di ben ventinove persone contemporaneamente. Non ricordo poi tutta quest'amicizia, non si respirava poi tutto questo grande affetto e questo calore umano. Eravamo nanetti di dieci, undici, dodici, tredici, qualcuno anche di quattordici anni, ma già più che in grado di provare e mostrare odio!




Questa simpatica vicenda si protrae ormai da tre quattro giorni. Ho trascorso il fine settimana con il cellulare costantemente a portata di mano, nel terrore che qualcuno mi taggasse scelleratamente. Hanno creato un gruppo, cercano di organizzare una rimpatriata, continuano a pubblicare foto (dalle quali prontamente mi staggo), e non passa ora che qualcuno non rammenti a tutti gli altri un qualche divertentissimo episodio dell'epoca (e ovviamente tutti a commentarlo e a sganasciarsi dalle risate).


Ho trovato la cosa davvero molto fastidiosa. Piena d'ipocrisia. Falsa. Non riesco a credere fino in fondo che loro, veramente, desiderino rivedere TUTTI. Qualcuno, forse, magari molti, ma non tutti! Umanamente impossibile. Allora ho riflettuto di nuovo, con calma.




*{Pausa di Riflessione.} Sicuramente un paio di loro sono spinti da un certo desiderio di rivalsa. Cessi e cesse dell'epoca che poi, crescendo, sono diventati/e guardabili o addirittura, come nel mio caso, gnocchi/e. Sono pochi, precisiamo: per lo più gli altri son convinti di essere dei fotomodelli, quando obiettivamente continuano ad essere inguardabili o, al più sono passati da "infila la testa in un sacco nero" a "posso guardare senza sboccare". Moralmente, però, appaiono più sicuri di sé: hanno un partner (e secondo qualcuno essere scopabile per una sola persona al mondo, non importa chi, come, e perché, implica l'essere desiderabile anche per altri esseri viventi), magari una laurea, qualcuno lavora, qualcun altro viaggia. Insomma, ognuno a suo modo pensa di essere invidiabile. Loro sono la parte divertente della combriccola, quella che SE andrò (SE veramente riusciranno ad organizzare, ma dubito) susciterà la mia più grande ilarità.


Gli altri, invece, sono quelli che mi rattristano. Quelli che dalla vita hanno avuto così poco che rimangono legati a ricordi vecchissimi, che probabilmente la loro mente ha provveduto, negli anni, ad abbellire. Sono persone che hanno preso troppe legnate, e i lividi non si sono mai riassorbiti. Persone che continuano a pagare per i loro sbagli, persone che si piangono addosso, e si rifugiano in quei ricordi perché lo possono fare rimanendo comodamente a terra, rinunciando allo sforzo che invece dovrebbero compiere per rialzarsi.


E allora mi guardo dentro, come ho fatto un milione di volte, quest'anno, e dico GRAZIE. Grazie ai miei Amici, alla mia Famiglia. Ma soprattutto a me stessa. Perché sono riuscita a rialzarmi, a risorgere, a riprendere il volo. Non sono perfetta, e forse non sono neppure soddisfatta fino in fondo da quello che sono diventata: è da me stessa che, per prima, pretendo il meglio, in tutto. Però mi amo, mi voglio bene, apprezzo la mia vita, e ne ho il timone: non so dove la sto portando, ma so in che modo la sto conducendo. So chi voglio sulla barca, e chi è solo inutile zavorra. Scelgo, mille volte al giorno, per il solo gusto di scegliere, e mi godo l'istante della scelta, me ne assumo la responsabilità, la sento MIA, con tutte le conseguenze del caso. Non so fino a che punto gli errori passati siano stati d'insegnamento, ma è certo che mi hanno temprata: a tutto c'è rimedio, tranne che alla morte. Mi ascolto, mi chiedo cosa voglio, cosa può farmi stare meglio, fisicamente, moralmente, mentalmente. E questo mi rende sicura di me stessa.


Scelgo un caffè con un'amica piuttosto che una cena con un uomo, perché so che è lei che vorrò vicina nei momenti di gioia, e lei che mi sosterrà in quelli di dolore.


Scelgo un'ora di palestra piuttosto che una di sole in spiaggia, perché so che se non andassi a sfogarmi in qualche modo prima di sera potrei picchiare qualcuno.


Scelgo un fine settimana con mamma piuttosto che su un'isola con uno gnocco, perché so che nonostante tutte le incomprensioni lei si è sempre sforzata e si sforza di capirmi, reprimendo le sue ansie pur di fare il mio bene, lui invece non si preoccuperà neppure di non capirmi.


Scelgo una scopata piuttosto che una romantica passeggiata sotto le stelle, perché so quanto riesco a dare quanto amo, so quanto non riesco a fare a meno di dare, e non conosco nessun uomo che possa lontanamente meritarlo.

Scelgo di mettermi al primo posto, sempre e comunque, da oggi in poi, perché troppe volte mi sono relegata all'ultimo. Lo scelgo perché, nel bene e nel male, con i miei pregi e i miei difetti, oggi so chi sono, so quanto valgo, so di cosa sono capace. Oggi mi amo.

E so che, nonostante tutto,
il meglio deve ancora venire.


martedì 21 giugno 2011

Hercules

Hercules dieci anni fa aveva capelli lunghi e biondi, selvaggi, ed era identico a Kevin Spoto. Hercules forse ha un figlio, ma non lo ritengo un mio problema. Hercules potrebbe essere mio padre, ma si comporta come un ragazzino. Hercules ha abitudini strane, fa un lavoro strano, e mi porta regali strani, ma non m'importa neanche di questo. Hercules mi violenta con gli occhi, ma non mi sfiora. Hercules mi eccita al punto che temo di poter perdere il controllo, ma al primo "appuntamento" ha sterminato i miei ormoni al primo sguardo. Hercules mi chiede di uscire, ma nonostante io accetti, non sopporta che io sottolinei che ha 20 anni più di me. Hercules me lo aspettavo più maturo, e mi intrigava proprio per quella differenza d'età che lui evidentemente vuol negare a se stesso. Hercules forse si è offeso e non lo rivedrò mai più.

C'est la vie.