mercoledì 20 ottobre 2010

Pulizia.

L’idea (o l’ispirazione) mi è venuta al termine di una, se non stressante, lunga e intensa giornata lavorativa. Ho provato a cercare qualcuno con cui fare shopping, ma ho desistito solo al primo rifiuto, il che non è propriamente da me. E così sono tornata a casa fornita di scatoloni: due, di dimensioni medio-piccole.
Ci sono rimasta male.
I ricordi di quattro anni sono comodamente entrati nei due pacchi che mi ero procurata, e che temevo (o forse speravo) non bastassero. Foto, lettere, cd, disegni, diari, persino cornici, soprammobili e qualche piccolo peluche. Non ho impiegato più di mezz’ora. È stato tutto così veloce, semplice e indolore, che mi ha lasciato dentro un senso di vuoto, di amarezza… Non pensavo che avrei versato fiumi di lacrime, ma magari che mi sarebbe venuta un po’ di nostalgia, non so… Niente. Solo senso di colpa, di tanto in tanto. Perché lui continua a cercarmi, a mandarmi mail ed sms che non ricevono risposta, a chiamarmi, perché vuole parlarmi, e io intanto stacco le foto, libero cassetti e pareti della mia stanza. Lui soffre, si dispera, e io non gli dedico che una ventina di minuti della mia giornata, giusto il tempo di fare fagotto dei ricordi degli ultimi quattro anni. Del resto, mi riprendo quasi all’istante da questi pensieri: basta ricordare a me stessa di come, sino a due mesi fa, io sia stata per lui mamma, sorella, amica, figlia, nipote, zia e cugina (tutto tranne che compagna, insomma…), il modo e l’abnegazione con cui mi sono dedicata a lui e mi sono praticamente annullata, mettendo troppo spesso a tacere i miei bisogni e i miei desideri. Ecco, questo è quel che ti rimane da pretendere, oggi, nient’altro: venti minuti, e nessuna lacrima.

Nessun commento:

Posta un commento